Interruzione relazioni sindacali al Mef: le OO.SS. chiedono un incontro urgente con l'Organo Politico.


A seguito dell'interruzione delle relazioni sindacali proclamate da tutte le OO.SS. rappresentative del personale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a margine dell'incontro del 30 marzo scorso con i vertici del Dipartimento del personale del Dicastero (DAG), viene chiesto un nuovo incontro per tentare di superare la situazione di stallo che si è venuta a creare con l'emanazione unilaterale della Policy sul lavoro agile da parte dell'Amministrazione.

Oggi, 4 aprile, tutte le organizzazione sindacali hanno chiesto, unitariamente, un incontro urgente con la Parte Politica al fine di evitare ulteriori tensioni sindacali.

Di seguito la nota integrale: 


Ai Sottosegretari Di Stato

On. le Federico Freni

On. le Lucia Albano

Al Capo di Gabinetto

Avv. Stefano Varone


Oggetto: Lavoro agile e da remoto. Procedure di passaggio del personale tra le aree professionali. Interruzione relazioni sindacali. Richiesta urgente incontro.


Nella giornata del 30 marzo 2023 le scriventi OO.SS., rappresentative di tutto il personale del comparto delle Funzioni Centrali e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, hanno formalizzato alla Delegazione di Parte Pubblica l’interruzione delle relazioni sindacali.

La motivazione di tale scelta, certamente sofferta, è da ricercarsi nelle posizioni di chiusura dell’Amministrazione sulla questione relativa alla regolamentazione, a regime, del lavoro agile e sulle procedure di passaggi tra le aree previste dal CCNL.

Sul lavoro agile e da remoto, che pure in questi anni ha visto l’Amministrazione economico-finanziaria essere la più avanzata nella definizione del lavoro agile, prima a livello sperimentale, e poi adottato con successo come strumento fondamentale per contrastare la pandemia assicurando nel contempo la gestione di tutte le attività del MEF, il confronto si è arenato sulla proposta di parte pubblica, di prevedere a regime solo sei giorni al massimo di lavoro agile, sempre che le condizioni organizzative degli Uffici lo permettano, elevabili a otto solo in presenza di particolari e stringenti condizioni familiari o di salute.

L’intero fronte sindacale invece, in modo assolutamente responsabile, pur consapevole che le professionalità possedute dal personale, unitamente alle dotazioni infrastrutturali e alla tipologia delle attività, possano permettere di superare l’arcaico concetto della prevalenza a livello individuale dell’attività in presenza rispetto a quella da remoto, si è concentrato sulla richiesta di garantire almeno il non arretramento rispetto alla regolamentazione che pure si era dato il Ministero al momento della cessazione del lavoro agile emergenziale, non ritenendo in alcun modo condivisibile prevedere a regime un utilizzo ulteriormente ridotto di un istituto così moderno, sulla base di una conferma delle determinazioni unilaterali adottate nell’estate scorsa dall’Amministrazione, in via provvisoria, e legate unicamente alla contingenza del periodo legato alla fruizione massiva delle ferie.

Tale criticità è ancora più manifesta alla luce del mancato avvio delle altre forme di lavoro da remoto previste dal CCNL come il telelavoro, per cui è prevista una fase di studio di fattibilità da attivare a fine 2023 e il coworking, oggi utilizzato solo da poco più dell’1% del personale, e su cui manca un cronoprogramma dettagliato delle azioni da porre in essere nel 2023.

Nei mesi scorsi, in vista dell’approssimarsi della scadenza della proroga fissata al 31 marzo 2023 le scriventi hanno più volte chiesto all’Amministrazione l’apertura del confronto, consapevoli della necessità di dover verificare proposte, fattibilità e criticità e arrivare, come recita lo stesso CCNL, alla possibilità, auspicabile, di un progetto condiviso.

Ma anche questa volta così non è stato, e la logica che da tempo anima la parte pubblica nel confronto con le OO.SS. è stata quella del “prendere o lasciare”, giocando soprattutto nei tempi stretti che ella impone al confronto, e nel sostanziale mancato ascolto che pure invece dovrebbe essere alla base del dialogo sociale.

Comportamento analogo, a fronte delle reiterate richieste sindacali, si è avuto sulla problematica delle procedure riservate al personale interno per il passaggio di area, da tempo negate in modo inaccettabile, nonostante prima la norma e poi il CCNL, ne prevedano la realizzazione, come del resto è avvenuto nelle altre Amministrazioni del comparto. Su questo scontiamo non solo ritardi, ma anche l’ostinata volontà dell’Amministrazione di limitarne comunque la portata, prevedendo non solo il differimento ulteriore con l‘incomprensibile spacchettamento dei posti, ma un numero degli stessi sottostimato e assolutamente insufficiente rispetto alle aspettative consolidatesi in un decennio di colpevole blocco.

Eppure anche su questo le OO.SS. hanno ancora una volta, manifestato la loro piena disponibilità definendo in tempi brevi l’accordo sulle nuove famiglie professionali che ora (e non prima) è condizione preliminare per l’avvio delle procedure.

L’Atteggiamento di chiusura e di mancato rispetto delle regole negoziali è riscontrabile anche nel mancato avvio delle trattative per il rinnovo del Contratto integrativo (che manca al MEF ormai da più di dieci anni) o addirittura nella mancata costituzione dell’Organismo Paritetico per l’innovazione previsto già dal CCNL 2016/2018 e poi rafforzato con il CCNL 2019/2021 e che l’Amministrazione a distanza di anni non provvede a costituire.

A fronte della situazione creatasi l’Amministrazione, invece di provare a ricercare un punto di sintesi con la proposta che proveniva dalla totalità delle OO.SS. e che rispecchiava la volontà della stragrande maggioranza del personale, pur consapevole e avvisata che avremmo chiesto sulla questione un’ interlocuzione con l’Autorità politica, nella tarda serata del 31 marzo, e senza che venisse neppure redatta la scheda di sintesi prevista dal CCNL, ha adottato la policy sul lavoro agile e da remoto, chiudendo unilateralmente il confronto e contemporaneamente ogni spazio di interlocuzione con il sindacato.

Un comportamento che porterà inevitabilmente all’ulteriore deterioramento delle relazioni sindacali e ad un inasprimento della situazione che poteva essere evitato, dal momento che all’attualità il regime sul lavoro agile è stato prorogato “tecnicamente” fino al 1 maggio 2023 e quindi vi era tutto il tempo per verificare una possibile intesa.

Per quanto sopra evidenziato con la presente Vi chiediamo un urgente incontro per provare a ricercare preventivamente e congiuntamente ogni utile soluzione utile a superare la situazione creatasi, evitando l’attivazione di una vertenza che diventerebbe inevitabile in mancanza di segnali concreti di riscontro.

Roma, 4 aprile 2023




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